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Storia della resistenza romana

Premessa di Dino Valeri


Bari, Laterza, 1965, Storia e società
cm 21x14, pp. XII-401-(3), tela, sovracoperta illustrata
Unica edizione. Ottimo esemplare >>>

€ 35
INDICE

Premessa di Nino Valeri    p. v
Prefazione dell'Autore    1

I. Il 25 luglio    5
II. L'8 settembre    43
III. I partiti e il Comitato Centrale di Liberazione Nazionale    73


      Il partito comunista italiano   73
      Il partito socialista di unità proletaria    79
      Il partito d'azione    84
      La democrazia cristiana    88
      La democrazia del lavoro    93
      Il partito liberale italiano    97
      Gli altri partiti e movimenti politici    100
      Il Comitato Centrale di Liberazione Nazionale    110

IV. La stampa clandestina    125
V. La restaurazione fascista e la non collaborazione    147
VI. La Resistenza in città e in campagna    195
VII. Da Anzio alle Fosse Ardeatine    237
VIII. La liberazione di Roma    307

Indice dei nomi
    389
9 settembre 1943: mentre Vittorio Emanuele e Badoglio, i protagonisti del 25 luglio e dei «quarantacinque giorni» fuggono verso Pescara, alle porte di Roma militari e civili tentano, nel caos generale, una sfortunata ma significativa resistenza. Poche ore dopo, in una casa di via Adda, i rappresentanti dei maggiori partiti antifascisti, cioè Nenni, De Gasperi, Scoccimarro, Amendola ed altri, si costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale e chiamano il popolo alla lotta armata.
Hanno inizio così i lunghi nove mesi dell’occupazione nazista (settembre 1943-giugno 1944) e della Resistenza a Roma.

Qui la crisi del vecchio ceto borghese ed il suo persistente peso politico, da un lato, e la iniziativa popolare, dall’altro — che costituiscono i termini nazionali del problema politico della Resistenza italiana — si presentano in un rapporto più complesso e talvolta più confuso che altrove, ed imprimono alla Resistenza romana un carattere particolare, differenziandola nettamente da quella delle regioni settentrionali.
La manifestazione più evidente di questa particolarità può cogliersi nel fatto che Roma, malgrado le intense ed audaci azioni dei GAP, è l’unica grande città del Centro-Nord che non debba la propria liberazione all’insurrezione popolare. Su questa conclusione della lotta antifascista a Roma e sul giudizio di «attendismo» con cui si è qualificato l’orientamento prevalente della Resistenza nella capitale, si è scritto molto, ma la letteratura esistente non ha superato lo stato di memoria, di cronaca e di testimonianza autobiografica.
Con la sua ricerca, Enzo Piscitelli fornisce un contributo assai importante per colmare questa lacuna, ricostruendo, al di là di ogni atteggiamento polemico, le oggettive condizioni di esistenza nella città durante l’occupazione nazifascista, i caratteri della lotta armata e dell’organizzazione clandestina ricostituitasi dopo l’8 settembre.
Largo spazio è dedicato all’analisi degli schieramenti politici e militari ed alle diverse forme assunte dalla propaganda antifascista attraverso i giornali, i manifesti, gli opuscoli, senza risolversi però in una storia ’interna’ della Resistenza. Lo sforzo costante dell’autore, infatti, è quello di fornire un quadro complessivo della situazione politico-sociale in cui la Resistenza romana si svolge. Le condizioni di lotta erano estremamente difficili non solo per la stretta sorveglianza a cui i nazisti e la polizia fascista sottoponevano la città, ma anche per la particolare struttura sociale di Roma: stratificata e non omogenea, con un ceto medio disgregato ed immiserito dallo sfacelo dello Stato, priva di consistenti nuclei di proletariato industriale, essa non offriva le condizioni più favorevoli per lo sviluppo di un forte movimento antifascista di massa, politicamente diretto e controllato, a sostegno della lotta armata.
Grazie a questo sforzo di cogliere l’articolazione particolare che i grandi temi della Resistenza italiana — dall’assetto futuro dello Stato ai rapporti con gli alleati — assumono filtrati nella realtà romana, la ricerca di Enzo Piscitelli può fornire sugli aspetti più discussi della Resistenza romana giudizi puntuali che, pur nel loro consapevole impegno civile, sono privi di ogni asprezza polemica.

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